Nell’immaginario collettivo, o almeno nella mia idea romantica, acquistare casa è qualcosa di molto dolce, che porta con sé grandi emozioni, gioie, festeggiamenti, famiglie che si riuniscono e che magari le persone si aiutano a decorare le pareti, ad applicare la carta da parati… qualcuno più pratico aiuta a sistemare quella porta con quei cardini che proprio non ne vogliono sapere di funzionare… (è davvero tutto nella mia testa, in casa mia nessuno ha mai valicato il confine del contratto d’affitto).
Beh, questa è una storia un po’ diversa, anzi decisamente diversa. Come avevo già accennato in altri post io e il programmatore abbiamo iniziato a sognare la nostra casa a febbraio. Sì, a febbraio 2019, quindi pochi mesi fa tutto sommato. E l’abbiamo fatto perché il papà del programmatore ci ha detto “ma perché continuate a stare in affitto? Provate a cercare qualcosa da acquistare così anziché pagare un affitto pagato il mutuo”. Credeva già in noi quando noi ancora non ci credevamo. Il papà del programmatore sa essere davvero convincente e nel giro di poche ore stavamo già guardando gli annunci sui principali portali immobiliari e avevamo già visto la casa dei nostri sogni, le foto di quella che sarebbe diventata la nostra casa. E ce ne siamo innamorati. 😍
Da quel momento in iniziato il turbine: un vero e proprio vortice in cui siamo stati risucchiati. Siamo passati attraverso la fase molto poco piacevole del contatto con l’agenzia immobiliare, la sgradevole trattativa per il compromesso, la scelta di avvalerci del nostro notaio e non di quello imposto dell’agenzia mobiliare… però insomma tra alti e bassi la gioia e l’entusiasmo non ci hanno mai abbandonati. Quella era la nostra casa, il nostro cuore batteva fortissimo ogni volta che entravamo: e credetemi, ogni volta che entravamo lì dentro era davvero difficile immaginare il potenziale di quella casa tale era il disordine, il disastro, l’accumulo di materiali che riempivano le stanze al punto che era praticamente impossibile camminare. Non c’erano centimetri liberi sul pavimento per muoversi e pure a me quella a casa faceva davvero impazzire. Il sogno ha potuto realizzarsi anche grazie ad un immenso regalo fatto dai genitori del programmatore, che ormai spero di non sembrare fuori luogo, a definire anche un po’ i miei genitori.
Grazie al loro sostegno abbiamo potuto colmare quel gap che ci mancava non tanto per comprare la casa ma per ristrutturarla. E fin qui sembrerebbe il racconto normale di una coppia normale che acquista casa.
Peccato che nella mia famiglia questo evento abbia innescato una serie di reazioni a domino per cui si è arrivati proprio alla rottura.
La prima di queste situazioni si è verificata prima ancora di inoltrare la richiesta di mutuo. Io ero infatti proprietaria di una stamberga nel paese natale di mio padre che mi era stata intestata in seguito ad una donazione, solo per evitare che i creditori potessero pignorarla a mio padre. Nel momento in cui ho deciso di comprare casa mi sono fortemente imposta affinché questa proprietà mi venisse tolta, ho preteso il recesso della donazione, e, non senza conseguenze, questa questione è stata risolta. Con la definitiva e benefica interruzione di ogni rapporto umano con colui che mi ha generato.
In occasione di una offerta speciale ho contemporaneamente interrotto ogni rapporto anche con con mio fratello, figura decisamente insana della famiglia, il quale vive sul principio “guai a chi mi tocca il paparino, non importa quanto sia un essere abietto”.
Quindi nel momento in cui ho avuto questa discussione con mio padre, ricordandogli che lui ha scelto di uscire della mia vita quando avevo 13 anni e si è completamente disinteressato di me, emotivamente ed economicamente, per tutto resto della mia vita, mio fratello ha deciso di prendere le sue difese e di andarsene anche lui da casa mia e fine delle trasmissioni.
La mia non è una famiglia numerosa quindi eliminato il genitore, eliminato il fratello restava solo la madre. (E una cognata di cui non mi è mai fregato nulla).
Con mia madre ho cercato di tenere duro. Mia madre è sempre stata la figura più importante della mia vita,, la figura che mi ha causato più sofferenze e ogni sua parola, ogni suo giudizio per me hanno sempre pesato come piombo. Ho sempre fatto tutto quello che era in mio potere per essere all’altezza delle sue aspettative, per renderla felice. E l’ho sempre amata di un amore potentissimo che non ha mai compreso.
Ma vive in stato di depressione da anni e ho perso il conto delle volte in cui mi sono trovata a dirle “darei tutto quello che ho per vederti un giorno felice”. Purtroppo non è mai successo. Si sa, le persone depresse spesso non vogliono essere aiutate: gli altri sono i cattivi, gli altri sono i mostri, loro sono le vittime, gli altri non li capiscono, persino gli psicologi sono tutti incapaci, non l’ascoltano oppure le dicono “signora adesso faccia qualcosa”… insomma lo psicologo giusto per il depresso non esiste. Credo di avere fatto tanto per starle vicino e credo di aver fatto tutto quello che era necessario per starle vicino senza farmi risucchiare dal suo vortice, perché l’enorme rischio con un depresso è di farsi completamente risucchiare.
Acquistiamo casa e io e il programmatore siamo felici oltre ogni dire, camminiamo 20 cm da terra, sogniamo nuove possibilità, immaginiamo come organizzare i nostri spazi e pensiamo al nostro futuro in quella casa. È meravigliosa ma la mia famiglia non ne gioisce. Alla mia affermazione “mamma avresti anche potuto chiedermi se avevo bisogno di qualcosa (non necessariamente economica, che ne so dammi una mano con gli allacciamenti delle utenze)” la sua risposta è stata – LO GIURO – “stai vaneggiando, avevi solo da non comprarti casa”.
The end. Fine di ogni rapporto.
Non ho più una famiglia biologica.
Se solo nel portafoglio avanzassero 400 euro e non avessimo decine di migliaia di euro di fatture da saldare sarei già corsa a Salerno a farmi coccolare da quella famiglia che conosco da così poco ma che è davvero così tanto famiglia da darmi più di quanto io abbia ricevuto in 37 anni.
Bellissimo post, dalla stretta al cuore, però al tempo stesso per te molto curativo.. l’ho letto in un solo fiato, ho capito il tuo essere felice, ma al tempo stesso il tuo mal contento come se qualcuno non volesse vedervi felici… pensate solo alla vostra felicità mia cara Ljuba, che prima o poi spero per voi mai… tutti i nodi verranno al pettine
L’importante è che tutti i nodi prima o poi si sciolgano cara Valentina <3
Cara Ljuba, è così incredibile quello che ho letto. Perché è quasi completamente sovrapponibile dalla mia vita. Dai genitori alla casa ai suoceri.
Chissà, un giorno ci incontreremo e ti racconterò e ti sorprenderai anche tu.
Intanto coraggio, si vive bene anche senza l’appoggio della propria famiglia biologica. Anche perché da adulti non è più la nostra famiglia. la tua famiglia ora la stai formando tu. Un abbraccio. Patrizia
Ci abbracceremo e faremo una bella chiacchierata davanti ad un caffè, ne sono certa!